Il nuovo Codice degli Appalti è entrato in vigore ormai da sei mesi, ed è quindi il momento di tracciare un primo bilancio sugli effetti che ha avuto in Italia. Non tutti positivi, a sentire i costruttori e le imprese, anche a causa di qualche ritardo sui decreti attuativi.
Il 19 ottobre è stata una data importante per il Codice degli Appalti, che ha festeggiato i primi sei mesi di operatività ufficiale, ovvero il tempo trascorso dal 19 aprile, data di pubblicazione del Dlgs 50/2016. È dunque possibile iniziare a fare un punto sull’attuazione di questo importante provvedimento, chiedendo un supporto agli esperti di Appaltitalia, il portale di bandi e gare nella pubblica amministrazione, che ci accompagna in questo quadro sulla situazione attuale degli appalti in italia tra aspetti più positivi e qualche ombra che ancora permane.
Sei mesi, tanti ritardi. Innanzitutto, il principale punto critico è che il nuovo Codice prevede, tra i suoi 220 articoli, il rimando a ben 56 tra decreti, linee guida dell’Anac e altri provvedimenti necessari che, dopo sei mesi, ancora non si vedono del tutto. Infatti, sono solo sei i provvedimenti arrivati al traguardo finale, mentre altri 17 sono quelli “sospesi” (e inizialmente da varare entro l’estate, secondo le intenzioni del legislatore): il risultato finale è che – per evitare rischi di inceppamento nel sistema durante la fase transitoria tra vecchia e nuova disciplina – si continua in larga parte a utilizzare il regolamento attuativo del Codice del 2006.
Provvedimenti arrivati (e altri in fase di realizzazione). In lieve ritardo anche l’Anac di Raffaele Cantone, cui è stata affidata la redazione di specifiche linee guida per il settore dei bandi in Italia: si segnalano già operativi i documenti che contengono le procedure da seguire per assegnare i servizi di ingegneria e architettura e quelli per applicare il criterio dell’offerta più vantaggiosa (ma qui permane qualche dubbio, come vedremo), ma si resta in attesa del completamento dell’iter per gli altri. Più grave invece la situazione in altri settori, come quello delle Infrastrutture, dove sono attesi 23 provvedimenti attuativi che appaiono in forte ritardo sulla tabella di marcia.
Il caso del massimo ribasso. di assegnazione delle gare. Inizialmente, ricordiamo, sembrava che il Codice dovesse puntare tutto sul criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, dicendo addio al vecchio metodo del massimo ribasso, ma in fase di approvazione del decreto la situazione è stata completamente stravolta, mantenendo in vita entrambi gli impianti e prevedendo la “possibilità” del prezzo più basso per i lavori di importo fino a un milione di euro e per servizi e forniture standardizzati o ripetitivi.
L’Anac e il prezzo più basso. Di recente, l’Anac ha dovuto ulteriormente chiarire i dubbi delle Stazioni Appaltanti, in particolare per quanto attiene alla individuazione di offerte considerate anomale, ovvero con percentuali di ribasso troppo elevate, per tutelare la concorrenza e la trasparenza degli appalti. E dunque, ecco che l’Authority ha spiegato che, prima di effettuare le valutazioni, si deve procedere al sorteggiato uno dei cinque criteri di calcolo contenuti nell’articolo 97, comma 2 del nuovo Codice Appalti, e poi ancora che alcune metodologie di calcolo richiedono un numero minimo di offerte, così come fondamentale è utilizzare lo strumento dell’esclusione automatica solo quando le offerte ammesse sono più di dieci.
Cantone difende il Codice. E proprio il presidente dell’Anac, Raffaele Cantone, ha spezzato una lancia a favore del nuovo corpus legislativo sulle gare in Italia, ammettendo che “il Codice ha tanti difetti, alcune norme non sono scritte bene e io non lo difendo a prescindere”, ma sottolineando come stia comunque raggiungendo gli obiettivi, ovvero metter “fine alla filosofia degli affari nei lavori pubblici. Finisce la pacchia su varianti e riserve, era quello che volevamo”.